A.C. 4286-A
Presidente, come si sarà capito anche dalla ricca relazione della relatrice Braga, che nel testo poi illustra l'insieme del lavoro fatto dalla Commissione, è stato un lavoro intenso, quello svolto dal Parlamento su questo decreto. Del resto, Presidente, lei lo sa bene, perché a una parte del lavoro ha partecipato anche lei, nell'ultima notte di lavori che ha caratterizzato il provvedimento. Il decreto è arrivato con delle misure che erano già positive e richieste dalle comunità, dalle istituzioni, dai territori interessati da questa lunghissima serie di scosse (oltre 50 mila) che hanno colpito una parte molto estesa dell'Appennino centrale. Erano misure già importanti, anche, come ha spiegato la relatrice Braga, per accelerare la risposta all'emergenza, che non è ancora finita: sappiamo che ci sono ancora macerie da portar via, casette da costruire, stalle da insediare, ci sono molte misure che vanno messe in atto. La responsabilità oggi è non solo, ovviamente, del capo del Dipartimento della Protezione civile, Curcio, e del commissario per la ricostruzione, Errani, che stanno facendo un lavoro importante, ma anche dei subcommissari, che vengono investiti da questo decreto di ulteriori poteri, come, per esempio, sulla questione delle macerie.
Bisogna tenere d'occhio molti fronti, molte questioni aperte, alcune anche simboliche: ho letto in questi giorni sui giornali che c’è un problema, ad esempio, su Castelluccio. Può sembrare una cosa marginale, ma Castelluccio, per chi non lo conoscesse, è un posto che ha una sua magia: la fioritura a Castelluccio, legata alla coltivazione delle lenticchie, è uno degli spettacoli più suggestivi del nostro Appennino. I trattori fanno ancora fatica ad arrivare a Castelluccio, ed è dall'insieme di tutte queste cose che c’è il segno della rinascita. Ma soprattutto, ci siamo concentrati, nell'esame alla Camera, non solo nel dare risposta a problemi che si erano posti nel frattempo, per quanto era possibile in questo provvedimento. Dico subito che questo provvedimento non è esaustivo di quello che sarà necessario fare per quanto riguarda sia la risposta a questo sciame sismico così continuativo, così forte e violento, sia anche ad altri eventi che si sono incrociati, per esempio le nevicate molto violente che hanno colpito le stesse aree terremotate in parte, e soprattutto, in maniera particolare, la regione Abruzzo, ma abbiamo provato a ragionare anche sul futuro, sapendo che abbiamo sempre tre aspetti del problema: cosa fare prima, cosa fare nell'emergenza, come organizzarsi nella fase di ricostruzione. Cosa fare prima: c’è un problema enorme di prevenzione antisismica, che in parte è stato affrontato nella legge di bilancio di quest'anno, nella quale finalmente è stata introdotta una misura su cui da tempo in Commissione spingevamo, cioè il fatto di dare un forte incentivo, fino all'85 per cento, per chi mette in sicurezza antisismica la propria casa, il cosiddetto «sisma bonus». Questa azione di prevenzione riguarda il terremoto, può essere rafforzata con «Casa Italia», allargandola all'insieme dell'edilizia, anche per quello che riguarda il risparmio energetico, e riguarda anche la neve, perché è chiaro che siamo di fronte a nevicate violente che si susseguono con un ritmo più forte del passato. È chiaro che questo è probabilmente connesso a mutamenti climatici, e questo significa un cambiamento, anche riguardo alla sicurezza delle reti. Bisogna avere più nodi di approvvigionamento, per evitare l'inaccettabile situazione per cui ci sono zone che non hanno avuto la corrente elettrica per una settimana, a volte anche per più tempo, sia per mettere in sicurezza le linee rispetto a fenomeni che producono – l'abbiamo visto nelle audizioni che abbiamo fatto in Commissione ambiente assieme alla Commissione attività produttive – il crearsi di cilindri di ghiaccio – attraverso la neve umida – anche della larghezza di 20 centimetri; cambiamenti tecnologici, messa in sicurezza, fare i conti con i cambiamenti in atto.
Capacità di affrontare le emergenze: la nostra Protezione civile è di ottimo livello, non smetteremo mai di ringraziare quanto fa, sia per il lavoro dei corpi dello Stato, a cominciare dai Vigili del fuoco, sia per l'azione dei volontari. La collega Braga era la prima firmataria di una proposta di legge che siamo riusciti finalmente a fare approvare, una legge delega per il rafforzamento del sistema della Protezione civile, ma in questo caso come non mai, e oltre a questo, oltre a rispondere all'emergenza che, ripeto, per molti aspetti non è ancora finita e su cui non bisogna assolutamente abbassare l'attenzione, si tratta di ragionare da subito sul futuro. Su questo abbiamo cercato di lavorare in questo provvedimento con l'apporto di tutti i gruppi parlamentari e su questo puntano alcune misure: quella sul danno indiretto, quelle sul cosiddetto bonus Sud, di incentivazione per le imprese che si insediano in quell'area; misure che sono a volte anche, per esempio, a permettere a tanti sindaci dei piccoli comuni, che sono stati una delle spine della risposta al sisma – la gran parte dei comuni colpiti sono piccoli comuni –, di avere, all'interno dei loro bilanci – queste persone, spesso straordinarie, che lavorano a tempo pieno per la comunità – un minimo di risorse per affrontare dignitosamente questo passaggio.
Lo stesso ragionamento, in parte, vale anche per i parchi: viene inserita nel provvedimento la possibilità, anche per i parchi, di aumentare: tenete conto che in questo sisma, come non mai, il cratere coincide abbastanza largamente con due parchi nazionali e, cioè, il Parco dei Monti Sibillini, che è fra Umbria e Marche, e il Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, che investe soprattutto l'Abruzzo e il Lazio. Molti dei comuni colpiti – Amatrice, Norcia, Visso, Ussita, e potremmo continuare – fanno parte di questi parchi. Allora, viene data ai parchi la possibilità di usare quella misura di aggiunta di personale, in questa fase, fino a quindici unità, perché anche dai parchi passa il rilancio di quei territori: un rilancio legato all'identità, legato all'economia, legato ad un'idea di futuro.
Fra le varie misure che si incrociano, anche queste, con leggi di cui ci siamo occupati in questo periodo – penso, ad esempio, alla legge sui piccoli comuni, penso a tante leggi sulla difesa di un'idea di Italia che scommette sui territori, sui beni culturali, sulla qualità per affrontare il futuro e per tenere viva quella che è una delle caratteristiche dell'identità del nostro Paese –, c’è anche la misura dell'8 per mille.
Nel raccontare di questa misura, volevo fare un passaggio – se il Presidente me lo consente – su alcune polemiche che investono l'attività della Camera che, francamente, a volte io non capisco. Penso, ad esempio, alla polemica che c’è stata lunedì scorso sul fatto che alla Camera, in discussione generale, fossero presenti una ventina di colleghi: ce ne sono di meno adesso, però vorrei spiegare. La figura dell'avvocato del diavolo è una figura importantissima: è importante nel processo canonico, è importante anche normalmente ed è giusto che ci sia il massimo di critica nei confronti dell'attività dell'istituzione del Parlamento, che sicuramente molto deve migliorare per rispondere alle esigenze del Paese. Però questa critica, per essere efficace, deve essere informata e non deve essere in malafede: alcune volte queste critiche sono disinformate e in malafede.
La discussione generale che avviene in Aula è sostanzialmente il resoconto della discussione che è avvenuta nelle Commissioni. Se adesso ci fosse un collega che non è iscritto a parlare, non potrebbe prendere la parola e, ovviamente, fra i tanti colleghi che non sono qui presenti – che però possono, come tutti i cittadini, seguire l'andamento di questa discussione sia attraverso il canale satellitare sia attraverso gli atti della Camera – ci saranno, magari, colleghi che stanno facendo cose che hanno poca attinenza con l'attività per cui noi siamo stati votati, per cui veniamo pagati dai cittadini italiani e per cui dobbiamo rispondere all'articolo 54 della Costituzione, che mira ad adempiere a questo compito con disciplina ed onore, ma in molti casi non è così.
Per esempio, lunedì scorso – parlo per me e per la collega Braga sicuramente, ma anche per tanti altri –, noi stavamo esaminando gli oltre novecento emendamenti che sono stati presentati a questo provvedimento. Ci stavamo confrontando con il Governo per capire cosa poteva essere accolto, cosa non poteva essere accolto, e questo lavoro è proseguito per tutta la settimana, anche con due sedute notturne, con una presenza ampia di colleghi; ad una ha partecipato anche lei, Presidente e, quindi, sa di cosa si parla.
Aggiungo – ed è l'ultimo punto che voglio toccare – che quest'emendamento sull'8 per mille è nato proprio lunedì 19 dicembre, quando una missione della Commissione ambiente si recò nei territori colpiti dal sisma. Ricordo che andammo ad Amatrice, a Norcia, a Camerino, e che si aggiunsero colleghi anche di altre Commissioni per capire cosa era necessario fare.
Fu proprio in quell'occasione, in cui, a Camerino, avanzai la proposta, che poi abbiamo studiato, valutato, approvato all'unanimità, con l'accordo del Governo, di destinare integralmente tutto l'8 per mille, per i prossimi dieci anni, al restauro dei beni culturali colpiti dal terremoto. Un problema enorme: solo le chiese danneggiate sono più di mille. È una maniera per permettere ai cittadini italiani di contribuire a questo sforzo e di dare trasparenza all'8 per mille. Io posso immaginare che qualcuno dirà: ma perché non lo siamo anche per altre cose ? Già oggi, l'8 per mille può essere usato per i beni culturali, per la cooperazione internazionale, per l'ambiente, per le scuole, ma possono essere trovati altri capitoli di bilancio cui attingere.
Queste risorse – si tratta di circa 2 miliardi di euro in dieci anni – danno sicurezza a quei territori, rappresentando il fatto che c’è l'Italia a loro fianco; permettono di rafforzare un tessuto, che è un tessuto di identità, che è legato al turismo; costruiscono un distretto del recupero e del restauro che fa crescere lavoro, imprese, competenze. L'Italia sarà la capitale del mondo su queste cose, se attueremo bene questo punto.
Ebbene, quel lunedì 19 dicembre sicuramente c'era qualche discussione generale in Aula: noi abbiamo fatto meglio il nostro lavoro di parlamentari andando lì per ragionare sul da farsi e tradurre, poi, in atti parlamentari quello che avevamo confrontato anche con quei sindaci, con quelle le istituzioni o avremmo fatto meglio a stare a sentire la discussione generale in Aula ? Questo lo dico, Presidente, perché – ripeto – il Parlamento merita molte critiche e può molto migliorare, però per affrontare il futuro ci vuole anche un ragionamento di verità e di lealtà che, quando ci sono le sfide, muove tutti. E quando ci sono le sfide – e termino, Presidente – c’è bisogno sempre di un intreccio fra scelte concrete e visione. È il caso del terremoto: macerie che si spostano, casette che si collocano, ma anche un'idea di futuro che fa vivere quelle comunità e quei territori.
Io amo molto una poesia indiana del 600 Avanti Cristo, che dice: «Non rinunciare mai a sognare che un giorno potrai volare e gareggiare tra i picchi con le aquile. Ma quando la gente del villaggio ti chiamerà per ricostruire i ponti distrutti dalla piena del torrente, quel giorno vedi di esserci». I ponti dell'Appennino centrale sono distrutti da un terremoto e dalla piena del torrente: noi ci siamo, ma non rinunciamo a ragionare sul futuro e sulle aquile.